Risale l’occupazione nel Lazio ma a ben guardare si tratta del recupero di un solo posto di lavoro ogni dieci persi nel 2020. A farne le spese soprattutto il terziario, che con i suoi 87 mila lavoratori espulsi dal mercato continua a rappresentare la maglia nera della crisi pandemica. Questi alcuni dati elaborati dalla UIL del Lazio e dall’Eures in merito alla situazione occupazionale a Roma e nel Lazio.
Nello specifico, dei 75 mila posti di lavoro persi nel Lazio nel 2020, soltanto 7 mila sono stati recuperati l’anno successivo, a differenza di quanto avvenuto a livello nazionale dove invece la ripresa ha interessato un lavoratore su quattro. A farne le spese è soprattutto la Capitale che assorbe il 76% dei lavoratori regionali e che ha registrato un calo occupazionale anche nel 2021 (-9.700 unità, con un tasso di occupazione che passa dal 61,5% al 61,3%). Calo che si va a sommare alla già consistente perdita di 72.700 posti di lavoro del 2020 (-4% e -3,5 punti il relativo tasso). Negativo anche il risultato di Rieti, dove gli occupati nell’ultimo anno si riducono dello 0,7% (-300 unità in termini assoluti). Unica provincia col segno più è invece Frosinone che tra il 2020 e il 2021 registra un incremento del 7,2%.
Sono soprattutto agricoltura ed edilizia a registrare i dati più positivi: la prima tra il 2020 e il 2021 registra un balzo del 16% (+8,6% nell’anno precedente), portando progressivamente il numero degli occupati da 51.200 nel 2019 a 55.600 nel 2020, fino a 64.500 nel 2021. L’edilizia, sostenuta dalle misure messe in campo da Governo (le detrazioni del 110% per Ecobonus e Sismabonus), nel 2021 è infatti tornata ad assorbire quasi 120 mila occupati, con una crescita del 5,8% sul 2020 (+6.600 lavoratori), riuscendo quasi a compensare il decremento del 7% (-8.500 unità) dell’anno precedente. Inversa la dinamica dei lavoratori dell’industria che – dopo la forte crescita registrata nel 2020 (+15.500 unità e +7,3%) – perde nel 2021 ben 7.300 occupati (-3,2%).
Il settore che presenta i risultati più negativi in assoluto è il terziario, che con 1,86 milioni di occupati nel Lazio rappresenta oltre l’82% del valore complessivo della regione: nell’ultimo biennio, sono stati oltre 87 mila i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro nel commercio come nelle altre attività: in particolare, il commercio ha registrato 7.400 occupati in meno nel 2021 e 14.200 nel 2020, mentre gli altri comparti, nonostante la debole ripresa nell’ultimo anno (con un incremento di 6.100 unità), hanno visto sparire quasi 72 mila lavoratori.
“Una crisi che non è affatto finita purtroppo – commenta il segretario generale della Uil Lazio, Alberto Civica – ne sono una triste conferma i licenziamenti avvenuti di recente in alcuni gruppi alberghieri, la chiusura di alcuni hotel dell’area metropolitana, le 44 mila imprese perse solo nell’ultimo anno. Situazioni che rappresentano un elemento fortemente negativo e che purtroppo avevamo previsto sarebbe accaduto con lo sblocco dei licenziamenti. E a Roma, la cui economia si regge sul terziario, questo ha causato enormi danni. È da qui che bisogna ripartire, incentivando il più possibile la ripresa delle attività e il lavoro tutto. Argomento quest’ultimo che, nonostante le parole, non sembra rappresentare una priorità dell’agenda politica”.
La crisi del commercio si correla alla contestuale contrazione del lavoro autonomo (commercianti, artigiani e partite IVA): tra il 2020 e il 2021, infatti, gli autonomi diminuiscono di 14.300 unita. A pagare il prezzo più alto, ancora una volta sono le donne che nel periodo 2019-2021 diminuiscono di oltre 41 mila unità (-46 mila nel 2020 e + 5 mila nel 2021), mentre tra gli uomini la flessione è pari a 26 mila unità (-28 mila nel 2020 e +1.800 nel 2021). Alla debole crescita occupazionale si affianca un consistente incremento del numero di disoccupati che aumentano nel 2021 di 19.200 (+8,3%), raggiungendo le 251,4 mila unità in termini assoluti e riportandosi su livelli sostanzialmente analoghi a quelli del 2019. Incremento determinato dall’area metropolitana di Roma, dove si registra una crescita di 0,8 punti (dal 9% del 2020 al 9,8% del 2021) e ancor di più dalle province del nord del Lazio (+1,7% a Viterbo e +3,4% a Rieti).
“È necessario- conclude Civica – sfruttare i fondi del PNRR, i fondi strutturali e qualsiasi altra opportunità per creare occupazione e lavoro stabile e di qualità, non certo altre forme di precariato di cui non abbiamo bisogno