IL FENOMENO – cos’è il MOBBING La parola mobbing deriva dal verbo inglese “To mob” (assalire con violenza) preso in prestito dall’etologia, dove venne introdotto da Konrad Lorenz, che lo utilizza per indicare il comportamento aggressivo di alcune specie di uccelli nei confronti dei loro contendenti che tentano di assalirne il nido. La prima persona che cominciò a studiare il mobbing come violenza psicologica nel luogo di lavoro ed in quanto tale responsabile di patologie per chi lo subisce, è stata lo psicologo tedesco Heinz Leymann che nel 1986 illustrò in un libro le conseguenze, soprattutto sulla sfera neuro- psichica, di chi è esposto ad un comportamento ostile protratto nel tempo, da parte di superiori o dei colleghi di lavoro. Non esiste una definizione univoca di mobbing dal momento che, trattandosi di un fenomeno dalle molteplici sfaccettature, le definizioni in uso risentono dei particolari punti di vista di chi le esprime. In questa sede, ci si richiama alla definizione lasciataci da Leymann il quale sostiene che “il terrore psicologico o mobbing lavorativo consiste in una comunicazione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che, a causa del mobbing, è spinto in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì costretto per mezzo di continue attività mobbizzanti. Queste azioni si verificano con una frequenza piuttosto alta (almeno una volta la settimana) e su un lungo periodo di tempo (una durata di almeno sei mesi)”. Dalla definizione del fondatore della disciplina emerge con chiarezza che si può correttamente parlare di mobbing quando lo scenario è il luogo di lavoro ed esiste il requisito temporale: le violenze psicologiche devono essere regolari, sistematiche e durare nel tempo. I danni del mobbing Sul piano fisico è tutto l’organismo ad essere coinvolto. I disturbi, infatti, possono riguardare il cervello, la pelle, gli occhi, il collo, le spalle e gli arti, il cuore, l’apparato digerente e quello respiratorio, il sistema immunitario. Nei soggetti interessati, si è inolte riscontrata una generale maggiore vulnerabilità alle malattie. Sul piano della sfera emotiva, le azioni di violenza psicologica in ambito lavorativo determinano nel soggetto che le subisce tutta una serie di problematiche ed in particolare: crisi esistenziale, crisi relazionale, crisi economica. Azioni e comportamenti mobbizzanti Il presupposto per una efficace azione di contrasto al mobbing è di saperne riconoscere le possibili manifestazioni. Henz Leyman, sulla base delle sue ricerche, aveva elaborato un elenco di 45 comportamenti, suddivisi in 5 categorie, denominati LIPT (Leymann Inventory of Psycological Terrorism) al quale i tedeschi Carmen Knorz e Dieter Zapf dell’Università di Costanza, aggiunsero altri 39 esempi di azioni mobbizzanti.

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