
Lavoratori Italgas al presidio contro le nuove politiche aziendali
Oltre 250 segnalazioni di dispersione al giorno, un organico inferiore a quello previsto e costretto a turni di 16 ore quotidiane e un servizio di pronto intervento che dovrà passare dalle attuali 24 alle 16 ore di lavoro con reperibilità notturna. Questa l’attuale situazione di Italgas, l’azienda che gestisce la distribuzione del gas nel nostro Paese e che solo nella Capitale ha 625 dipendenti.
“L’azienda, gestore unico su Roma in virtù della gara d’appalto vinta nel 2012, ha presentato un prospetto organizzativo diverso – spiega il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica – in cui l’attuale turnazione notturna sarà sostituita dalla reperibilità a chiamata. Il problema è che già adesso i dipendenti non riescono a coprire le richieste nei tempi previsti per legge. Cosa succederà dopo? E soprattutto quale sicurezza verrà garantita agli utenti? Certo i cittadini di Roma non saranno soddisfatti di sapere che le eventuali fughe di gas da loro segnalate verranno prese in considerazione dopo giorni o addirittura settimane. Il rischio è grosso e non vorremmo arrivare a una tragedia perché l’azienda si attivi sul serio”. Attualmente, infatti, Italgas interviene dopo qualche giorno sulle possibili dispersioni segnalate dai cittadini, anziché entro i sessanta minuti previsti per legge. “Ciò perché – spiega il segretario UilTec Marco Panto’ – le richieste sono superiori alla forza lavoro e nell’ultima settimana ad esempio gli interventi hanno riguardato le segnalazioni del 25 e 26 settembre. La situazione diventerà ancor più critica nei prossimi mesi quando, con l’accensione dei riscaldamenti, il consumo di gas sarà maggiore e di conseguenza anche le possibili perdite. Durante lo scorso mese di gennaio ad esempio sono state registrate circa 500 segnalazioni di fuga di gas al giorno”.
Fughe che a volte sono fortunatamente dei falsi allarmi ma che spesso rivelano invece danni alla rete che, così come quella idrica, a Roma è particolarmente vetusta e necessita di manutenzione. Basti pensare che l’attuale rete fu costruita più di cinquant’anni fa e che per 90 chilometri è ancora in ghisa, così come prima della diffusione del metano. “Inoltre – spiegano i tecnici – anche la parte in acciaio e politilene da cui è costituito il grosso della rete capitolina, ha bisogno di interventi costanti perché soprattutto l’acciaio risente delle correnti vaganti del terreno, oltre che della vetustà delle tubature. Inoltre, nei periodi estivi, quando la richiesta è minore, l’azienda tende a riadattare la pressione per evitare ulteriori dispersioni. Nei mesi freddi questo non è possibile perché significherebbe non riuscire a coprire il fabbisogno cittadino. Di conseguenza, i rischi causati dalla scarsa manutenzione diventano molto più elevati. Soprattutto nei palazzi del centro, dove le colonne portanti dei palazzi hanno anche 70-80 anni”. Il nuovo piano di Italgas prevede un abbattimento di costi attraverso un maggiore “sfruttamento” degli operatori e la chiusura della centrale operativa romana che, dal 21 ottobre, dovrebbe essere gestita dalle centrali Italgas di Torino o Napoli. “Un’altra grossa anomalia tutta capitolina – commenta Panto’ – non si comprende come sia possibile che la città italiana con maggiori cittadini e quindi utenti, la città con più chilometri di rete e con maggiori criticità, venga privata della centrale operativa, indispensabile per il monitoraggio della pressione del gas all’interno della rete. Inoltre per quanto tempo ancora gli operai reggeranno i doppi turni di 16 ore in queste condizioni? Negli ultimi due anni, ci sono stati purtroppo tre dipendenti Italgas deceduti sul lavoro. Si parla tanto e giustamente di sicurezza. Ma come operano poi realmente le aziende per garantirla? Non solo ai propri stessi dipendenti, ma anche ai cittadini. Italgas ha vinto un bando garantendo un’assistenza h24, adesso non solo sta cambiando quanto previsto dal capitolato, ma ha anche dimenticato di informare il Comune di queste modifiche”. Discorso diverso per i contatori del gas all’interno delle abitazioni che, invece, vengono sostituiti dall’azienda ogni cinque anni, come previsto per legge. “Perché in questo caso – conclude Panto’ – l’azienda viene rimborsata dall’Autority a differenza della manutenzione della rete che, invece, rappresenta un costo passivo”. Queste le motivazioni portate avanti stamattina dalla Uil di Roma e del Lazio e dalla UilTec al presidio congiunto organizzato davanti la sede di Italgas in via del Gazometro.