Centoventi giorni senza stipendio e senza sapere quando riusciranno a percepire il Fondo di Integrazione Salariale (FIS) che spetta loro di diritto e che, stando agli accordi, dovrebbero percepire per dodici mesi. E’ la situazione in cui si trovano gli ex dipendenti del Cara di Castelnuovo di Porto che, per effetto del decreto Salvini, ha chiuso i battenti lo scorso 30 gennaio, lasciando per strada non solo i tantissimi migranti qui ospitati e integrati con il territorio ma anche gli oltre 100 dipendenti che svolgevano mansioni di vario tipo: da quelle della ristorazione e dell’accoglienza, alle pulizie, al trasporto, al sostegno psicologico agli insegnanti di italiano. Nessuno di loro, purtroppo, è stato ricollocato come era stato detto in un primo momento, né – ironia della sorte – ha ottenuto la remunerazione economica accordata.

“Salvini continua a ripetere prima gli italiani – afferma il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica – ma gli italiani stanno andando tutti a casa. Il Cara di Castelnuovo non rappresenta purtroppo l’unico caso e molte situazioni ambigue sono tutt’ora in corso. Il Governo, grazie all’interessamento del sindacato e della Regione Lazio, aveva garantito tempi brevi almeno per il pagamento del Fis. E invece i lavoratori lamentano di essere stati abbandonati al proprio destino e di dover far ricorso all’aiuto dei famigliari per sopravvivere. Non è ammissibile. Dove sono finite le certezze tanto sbandierate al momento della chiusura della struttura?”.

Gli ex dipendenti raccontano infatti alla Uil del Lazio che in questi mesi ha continuato a monitorare la vicenda, che nonostante l’età e l’imbarazzo sono dovuti ricorrere all’aiuto dei genitori pensionati per cercare di ovviare alle difficoltà di quattro mesi senza stipendio. Ma la situazione non è identica per tutti. I lavoratori del Cara dipendevano da due società diverse, Auxilium e Siar. La prima ha elargito a proprie spese un anticipo ai lavoratori in difficoltà, la seconda attende l’esito dell’Inps. Ma anche su questo pare ci siano due iter paralleli: le richieste di FIS relative ai dipendenti Auxilium sono confluite presso la sede Inps di via Ambaradan, mentre Siar in quella di via Tiburtina. E, stando ai racconti degli stessi lavoratori, sembra che la pratiche di Ambaradan siano in fase di sblocco mentre quelle di Tiburtina in completo stallo.

“Ciò che è assolutamente inconcepibile è che non si stiano rispettando gli impegni presi – continua Civica – non si possono lasciare più di 100 persone in balia della sorte e senza alcuna risposta certa. Lavoratori cui, non dimentichiamo, era stato promesso pure un ricollocamento in altre strutture, mai avvenuto. Se queste sono le premesse, che effetti avranno gli accordi da poco siglati anche per altre realtà collegate all’accoglienza, come ad esempio la Medihospes? Consiste in questo l’ostentata tutela degli italiani?”.