Più di uno stupro al giorno nella Capitale lo scorso anno. Sono state infatti 416 le denunce per violenza sessuale a Roma nel 2017, il 17,3% in più rispetto al 2016 (quando erano 352), con una crescita superiore a quanto avviene nel resto del Paese (dove le violenze sessuali aumentano del 15%). Violenze  spesso di gruppo se si considera che il numero degli autori è di gran lunga superiore a quello delle vittime: 886 stupratori uomini su 405 donne vittime. I numeri ovviamente aumentano se estesi all’intera regione dove le denunce per violenza sessuale nel 2017 hanno raggiunto le 514 unità, ovvero il doppio rispetto al 2000 quando erano 275. Tra le denunce 31 nel Lazio (25 a Roma) riguardano vittime minori di 14 anni. Un numero anche questo in aumento rispetto agli anni precedenti. Questi alcuni dati realizzati ed elaborati dalla Uil del Lazio e dall’Eures in merito ai reati commessi ai danni delle donne, in occasione dell’imminente ricorrenza della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

“Dati che fanno rabbrividire – commenta il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica – e che ci fanno comprendere quanto ci sia ancora da fare a tutela dell’universo femminile, vittima non solo di orrendi reati ma anche di una cultura fortemente maschilista che permea, oggi più che mai, la nostra società, contribuendo ad acuire quelle disparità lavorative, economiche e sociali purtroppo già preesistenti e su cui invece bisognerebbe agire in fretta, creando reti e condizioni concrete e non parole di circostanza. Va considerato anche che, nonostante le donne che sporgono denuncia oggi siano più che in passato, sono però ancora molto forti e diffuse alcune forme di resistenza psicologica, dovute soprattutto alla vergogna, alla esposizione della propria intimità violata, ai sensi di colpa, al rifiuto sociale, che impediscono alla vittima di intraprendere il percorso legale, a volte per molti anni”. Primo posto in classifica per la Capitale anche per quanto riguarda i femminicidi: 10 nel 2017 e 6 nei primi dieci mesi del 2018.

Complessivamente tra il 2000 e i primi dieci mesi del 2018 sono state 248 le donne uccise nel Lazio (257 se si aggiungono anche i 9 femminicidi censiti nei primi 10 mesi del 2018), con una media di 14 vittime l’anno. Una conta, questa, che non accenna a diminuire: a fronte di un progressivo calo degli omicidi totali e delle vittime di sesso maschile, il numero delle vittime di sesso femminile è rimasto infatti sostanzialmente costante negli anni, rappresentando oltre il 40% delle vittime nell’ultimo biennio (45,2% nel 2016 e 41,9% nel 2017). Tali dati collocano la nostra regione al secondo posto in Italia (dopo la Lombardia) per intensità del fenomeno. Nel 72,4% dei casi (179 in valori assoluti, ovvero mediamente 10 ogni anno) sono state uccise in un contesto familiare o all’interno di una relazione di coppia (in essere o conclusa), che si conferma il “contesto” più a rischio per le donne, con ben 110 vittime uccise da un marito, un amante o un ex partner.

“Dati che non devono rappresentare solo dei numeri da commentare – aggiunge Civica – ma di cui bisogna tenere assolutamente conto quando si propongono ad esempio nuovi disegni di legge o si decide di voltare le spalle a chi cerca quotidianamente di contrastare questi fenomeni. Ci riferiamo nello specifico al ddl Pillon che impone mediazioni obbligatorie senza considerare i casi di violenza, fornendo anzi un’arma in più ai violenti attraverso la famigerata Pas che certo non giova al minore come si vorrebbe far credere. Ma ci riferiamo anche allo sfratto della Casa delle Donne e di tanti altri centri anti violenza che bisogna ricordare sempre svolgono un lavoro encomiabile e di reale pubblica utilità e non possono essere assoggettati alle leggi del mercato. Le vite non hanno prezzo”. Sullo stalking i numeri sono ancora più drammatici, se così si può dire. Ben due casi al giorno nella Capitale lo scorso anno e circa tre nel Lazio, dove le denunce per atti persecutori nel 2017 sono state ben 1067 (di cui 740, pari al 69,4%, nell’area metropolitana di Roma, 136 nella provincia di Latina, 107 a Frosinone, 63 a Viterbo e 21 a Rieti). Numeri che attestano una crescita quasi costante nel Lazio negli ultimi sei anni (con una sola flessione nel corso del 2015), arrivando nel 2017  al valore più alto dell’intero periodo considerato, con un incremento del 28,6% rispetto al 2015 e del 31,5% nel confronto con il 2012, quando i reati di stalking denunciati nel Lazio sono stati 1.062. Aumento regionale che è fortemente trainato dal risultato di Roma, dove le denunce per stalking sono cresciute del 23,6% tra il 2015 e il 2017 e del 33,3% tra il 2012 e il 2107. È italiana la maggior parte delle vittime (86%), a fronte di uno scarso 14% di vittime straniere che salgono di poco più di un punto percentuale nella Capitale dove il fenomeno migratorio è più consistente. In nove casi su dieci le vittime sono maggiorenni (96,6% nel Lazio e 96% in Italia).