Diritti umani è un’espressione che usiamo quotidianamente nei nostri discorsi. Nei luoghi di lavoro o in famiglia, tra gli amici. Spesso senza attribuire ad essa il profondo valore storico che queste parole hanno avuto ed assumono ancora oggi per l’intera società. I diritti umani fanno parte della nostra vita, li diamo per acquisiti anche quando non è sempre così. I principi di uguaglianza, libertà sono i principi stessi dell’umanità, della sua stessa esistenza. Il concetto di dignità li precede tutti, poiché senza dignità non vi può essere libertà ed eguaglianza. Eppure stiamo assistendo spesso inermi ad episodi di dignità svilita, di esseri umani mercificati e trattati come oggetti di cui sbarazzarsi, esseri umani considerati non così uguali e certamente non liberi. Non è libero l’uomo che fugge dal proprio Paese e non riesce a trovare accoglienza altrove, non lo è la donna maltrattata, reclusa, vittima di violenza. E quale dignità può avere l’uomo senza lavoro, costretto a elemosinare lavoretti saltuari per mantenere la propria famiglia? La libertà forse di imprecare, diceva Pertini. Argomenti questi con cui, come sindacato, ci confrontiamo ogni giorno e sui quali crediamo sia necessaria un’azione concreta, non solo celebrazioni nelle ricorrenze come quella odierna. La dichiarazione universale dei Diritti umani è stata approvata settanta anni fa, è doveroso ricordarlo. Adesso però è anche il caso di applicarla seriamente. Così il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica