Ancora un trasferimento da Roma a Milano. Dopo i noti casi di Sky, Mediaset, di alcune società petrolchimiche e farmaceutiche dello scorso anno, adesso è la volta di P.S.A. (Peugeot-Citroën) che da circa un anno ha acquistato anche Opel e che nei giorni scorsi ha annunciato a sorpresa la chiusura entro il 30 ottobre della sede romana e il trasferimento nel capoluogo meneghino. Tempi brevissimi per i lavoratori che entro l’8 giugno dovranno comunicare la propria disponibilità al trasferimento. In caso contrario riceveranno una liquidazione pari a 12 mensilità. Si tratta di 140 dipendenti, di cui 90 amministrativi e 50 venditori. Circa l’80% di questi ha già dichiarato di non poter accettare il trasferimento soprattutto per via di vincoli famigliari. La maggior parte dei lavoratori è costituita da donne tra i 40 e i 50 anni, quasi tutte mamme di bambini in età scolare.
“Andare a vivere a Milano significherebbe sradicare l’intera famiglia, bimbi in primis – racconta una lavoratrice – cambiare abitudini, scuole, oltre che dividere il nucleo famigliare perché mio marito, come la maggior parte dei coniugi delle mie colleghe, lavora a Roma. Ma soprattutto diventerebbe insostenibile dal punto di vista economico: stiamo ancora pagando il mutuo della nostra casa e trovarne un’altra a Milano equivarrebbe a raddoppiare la spesa. Cosa che non possiamo assolutamente permetterci”. Stesse dinamiche, stesse risposte da parte di molte altre lavoratrici. Unica alternativa al momento sembra essere il licenziamento. “A meno che le istituzioni non intervengano in tempi brevissimi per cercare di risolvere la situazione ed evitare l’ennesima fuga di un’altra azienda verso il nord Italia – commentano i segretari generali della Uil Lazio e della UilTucs regionale, Alberto Civica e Giuliana Baldini – stiamo cercando di trattare con la P.S.A e di coinvolgere il governatore Zingaretti per impedire che altri 140 nostri concittadini rimangano senza lavoro in una città immobile da troppo tempo. Una città che non solo non riesce a creare nuove opportunità ma sta perdendo anche quell’occupazione un tempo considerata stabile”.