Si è sviluppato negli anni Settanta e il suo nome è stato legato sin da subito alla criminalità ed all’illegalità della Capitale. Eppure è un quartiere relativamente centrale, ben collegato con la rete ferro e gomma e ospita oltre 30 mila persone. Si tratta della Magliana, nell’attuale XI municipio. Un quartiere nato male, dice qualcuno, per via della sua posizione sotto il livello del Tevere e dell’eccessiva densità abitativa ed evolutosi ancora peggio negli anni Settanta quando il suo nome è stato anche erroneamente legato ai tristemente noti eventi della banda della Magliana. Eppure è sempre stato caratterizzato da una forte identità che l’ha portato nel corso degli anni e dei decenni a migliorare la propria qualità di vita e a riuscire persino a primeggiare nel contesto capitolino in alcune occasioni che l’hanno reso protagonista. L’intitolazione di una piazza appena riqualificata a Fabrizio De Andrè – primo caso in Italia dopo la morte dell’artista –  è uno di queste.

Ma i fasti e le celebrazioni sono oramai lontani e, tranne il riaffiorare di sporadiche iniziative animate soprattutto dalle storiche realtà territoriali, alla Magliana riemerge nuovamente il degrado di un’estrema periferia, pur non essendola. Capannoni abbandonati, da anni in attesa di demolizione e cambio di destinazione d’uso, progetti mai attuati, ex scuole occupate abusivamente e persino discariche a cielo aperto a ridosso della trafficata Roma-Fiumicino e parallelamente alla pista ciclabile che, insieme al parco del Tevere, aveva ridato decoro a quell’area prima abbandonata. Decine di vecchi frigoriferi, cucine e materassi ammassati a bordo strada senza alcun controllo fanno sfoggio di un degrado divenuto oramai “normale” nella sua ripetitività. A pochi metri l’ex scuola 8 Marzo, corposo fantasma di un altro grande progetto mai realizzato. Da qui sarebbe dovuta partire la funivia di collegamento con l’Eur. Progetto promosso e approvato dal Campidoglio e dall’allora Municipio XV, che il ministero delle Infrastrutture aveva già finanziato con 13 milioni di euro. Ma le giunte passano e le cose cambiano e la politica spesso segue strade non sempre di facile comprensione. Così la funivia è rimasta nelle parole di un annuncio e il finanziamento già stanziato (e quindi perso) nelle vecchie carte del ministero. L’8 Marzo invece è ancora lì, ricoperto da antenne paraboliche che, insieme agli stendini della biancheria, rappresentano le uniche tracce evidenti di un insediamento umano, anche corposo, che qui vive celato ai più.

“Situazioni di degrado e incompiutezza che purtroppo stanno sempre più caratterizzando questa città – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica – la Magliana, come molti altri quartieri di Roma, è oggi un’accozzaglia di progetti avviati e non conclusi, molti dei quali quando erano in dirittura di arrivo, di ciò che sarebbe dovuto essere e non è stato, di un abbandono che solo la fierezza e la vivacità dei residenti e delle associazioni del quartiere fa sì che non muti in oblio. Un esempio, tra tanti, di infrastrutture mai realizzate. In questo caso nonostante i finanziamenti già stanziati. Ma cos’altro deve accadere perché la politica – locale e nazionale – si accorga dello stato in cui versa la Capitale d’Italia? Il peso degli investimenti (27,8 miliardi) è sceso di oltre 2 punti percentuali (15,3%). E se gli investimenti sono fermi, e lo sono da anni oramai, significa che il lavoro è fermo. E ciò si ripercuote sui cittadini i quali non solo non usufruiscono di infrastrutture indispensabili, ma attraverso la tassazione pagano la negligenza di amministrazioni immobili e, a questo punto, incapaci di produrre reddito e servizi indispensabili”.

E parlando di incompiute non si può tacere la sorte dell’ex Buffetti, un complesso enorme un tempo di proprietà di Luigi Abete che si erge nel cuore del quartiere. Uno spazio che avrebbe dovuto accogliere sale cinematografiche e teatrali, un asilo nido e, al piano terra, un centro commerciale. Questo nelle intenzioni di qualche anno fa. Ma il progetto fallì perché la proprietà abbandonò il “PRINT” a favore del piano casa che produrrebbe nuove abitazioni nell’area al confine tra via della Magliana e Villa Bonelli. Nel frattempo, dopo vari episodi di incendi e dopo che la precedente Giunta municipale aveva avviato un procedimento fino ad arrivare al Consiglio di Stato, rimangono capannoni incustoditi e alla mercé di chiunque voglia oltrepassare recinzioni e cancelli non certo stabili ed ermetici. E a nulla valgono le proteste dei residenti che continuano a sollecitare la necessità di un intervento immediato vista anche la vicinanza con le abitazioni, una scuola e una chiesa.  Allontanandosi un po’ dal rudere dell’ex Buffetti, ma sempre nel quartiere, a ridosso della Roma – Fiumicino si erge un altro scheletro imponente, di proprietà privata. Un capannone industriale in disuso da anni, rientrato nel programma di recupero urbano (articolo 11). “Un recupero che avrebbe dovuto significare la realizzazione di un centro commerciale o di attività di ristorazione – raccontano alcuni residenti. Il progetto non vide e ancora oggi non vede la luce nonostante le importanti opere pubbliche che ne deriverebbero per oltre 15 milioni di euro, bloccato per una contrarietà della Soprintendenza relativa al paesaggio”.