Poco più di anno fa, il 25 ottobre 2019, a Roma è accaduto qualcosa di importante: uno sciopero di tutte le società partecipate da Roma Capitale indetto da Cgil, Cisl e Uil. Non succedeva da anni. Un record negativo per la sindaca Virginia Raggi e tutta la sua giunta, a partire dall’assessore al Bilancio e alle Partecipate Gianni Lemmetti. Le società partecipate erogano servizi essenziali per la comunità e, a seconda di come vengono gestite e guidate, sono responsabili del miglioramento o del peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini (e dei lavoratori) dei territori su cui insistono. A Roma, unicum in Italia per le dimensioni del territorio e per la densità di popolazione residente o domiciliata, il nodo dei servizi pubblici è ancora più cruciale che altrove. Riteniamo che i servizi pubblici debbano essere sottratti alle logiche del mercato e che le aziende che sono patrimonio dei cittadini di Roma debbano essere ben amministrate, anche per sfuggire alle pressioni privatizzatrici e per mantenere la conduzione e la gestione pubblica di settori strategici per la Capitale. Il ruolo del pubblico, se manca di progetti e di proposte oltre che di efficacia, appare inutile alla cittadinanza, inefficace e può sembrare addirittura dannoso.

Le promesse della giunta Raggi non hanno trovato riscontro nei fatti. Si sono persi anni preziosi e l’amministrazione ha scelto deliberatamente di non avere nessun confronto con chi rappresenta i lavoratori dei servizi pubblici locali. Le promesse tradite si sono accumulate negli anni, non c’è stata nessuna inversione di tendenza neanche dopo il fallimento del tavolo interistituzionale. Incontri e confronti col Governo che, se ben gestiti, avrebbero potuto realmente imprimere una svolta storica all’intera città di Roma. Siamo ancora in attesa della ripresa del confronto annunciato un anno fa, a valle dello sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori delle Partecipate indetto da Cgil, Cisl e Uil.  L’immobilismo della giunta ha portato la qualità dei servizi offerti ai cittadini a livelli più bassi di quelli di inizio consiliatura. A oggi, non esiste nessuna riorganizzazione degna di tale nome, non c’è traccia di investimenti, che pure erano possibili e alla portata e che avrebbero permesso di affrontare meglio le diverse fasi dell’emergenza Covid-19. La ventata di novità che tutti aspettavano, e nella quale molti speravano, non è mai arrivata, i servizi erogati restano ben lontani dagli standard minimi europei per efficienza, per organizzazione innovativa, per livelli di erogazione e per soddisfazione degli utenti.

Sono ancora troppe le aziende partecipate i cui bilanci non sono stati ancora approvati dal comune di Roma, con il conseguente blocco della possibilità di progettazione e di pianificazione delle attività. Non c’è nessun piano di sviluppo. Senza un’immediata inversione di tendenza si va verso una stasi completa dell’intero sistema. Un pessimo esempio di utilizzo di risorse pubbliche a cui bisogna porre rimedio. La mancanza di visione strategica ha ripercussioni devastanti anche sulla forza lavoro. Cgil, Cisl e Uil proseguiranno con determinazione nella azione di tutela delle lavoratrci e dei lavoratori. Non vogliamo rinunciare a proporre soluzioni e progetti per migliorare le condizioni di lavoro degli addetti delle aziende partecipate, oltre 30mila operatori indispensabili per garantire i servizi pubblici locali della Capitale.

Anche i cittadini, spesso infuriati a causa della mancanza di servizi adeguati, devono sapere di chi è realmente la responsabilità dei disservizi. E’ arrivato il momento che l’amministrazione si assuma le proprie responsabilità. I lavoratori delle aziende partecipate e quelli impegnati in appalti e sub-appalti, al contrario di quello che spesso viene raccontato, vivono una condizione di estrema incertezza. Lavoratrici e lavoratori, che in tanti casi non hanno certezze sul proprio futuro lavorativo, non vedono riconosciuta la loro professionalità, non hanno stipendi adeguati per poter affrontare l’aumento del costo della vita. Siamo in estremo ritardo anche con i piani assunzionali che, se fossero approvati e attuati dalle aziende, porterebbero buona occupazione con migliaia di nuove assunzioni e maggiori certezze per chi ancora oggi è precario o impegnato a tempo parziale per pochissime ore al giorno, piani che darebbero respiro a una città che rischia di sprofondare.

Siamo convinti che si possa ancora invertire questa tendenza e fermare il declino della Capitale, rilanciare le aziende e i servizi offerti ai cittadini. Per farlo serve che la politica decida di intervenire con azioni e piani concreti. Visto il silenzio assordante della giunta, ci aspettiamo che almeno le forze del consiglio comunale raccolgano questo nostro ennesimo appello e si attivino concretamente per il bene di Roma.