A preoccupare è soprattutto il dato romano che segna un +325% delle ore totali di cig, dovuto soprattutto all’impennata nel primo bimestre di quest’anno della cassa straordinaria (+725%). Non va meglio nella provincia ciociara dove l’incremento è del 237%. In questo caso è la cassa ordinaria a raggiungere numeri esponenziali (1.655). “Sintomi entrambi di una forte sofferenza del tessuto produttivo della nostra regione e più in generale del Paese – commenta il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica – l’incremento della cassa ordinaria e ancor di più della straordinaria è segno di una mancata ripresa della nostra economia e di un sistema che, lungi dall’aver superato la crisi, sembra ripiombare nuovamente in un periodo buio con uno stallo della produzione e, ancora peggio, un arretramento sul fronte industriale e su quello degli investimenti”.
Non è un caso infatti che sia soprattutto l’industria, con un +477%, ad assorbire il maggiore quantitativo di ammortizzatori sociali, seguita a distanza dall’edilizia, mentre si registra una flessione nell’artigianato. Sono circa 25 mila attualmente i lavoratori in cassa integrazione nella nostra regione, ovvero 17 mila in più rispetto all’anno precedente. La situazione non migliora nel confronto mensile (febbraio su gennaio 2019) dove le ore totali di cig nel Lazio registrano un più 301%, con la Capitale che sfiora il più 680% e Rieti che raggiunge incrementi esponenziali, dovuti in parte al mancato finanziamento della cassa straordinaria nel mese di gennaio 2019. Grave la situazione anche a Latina che vede salire le ore autorizzate di ordinaria da poco più di 8 mila a 44 mila, segnando così un più 117% delle ore totali rispetto al mese precedente. “Ciò che preoccupa maggiormente è il considerevole aumento delle ore di cassa straordinaria – conclude Civica – oltre all’incertezza dell’erogazione di uno strumento che, se migliorato e adattato alle specifiche esigenze, potrebbe garantire la conservazione di un numero più alto di posti di lavoro ed evitare quindi l’uscita definitiva dal tessuto produttivo che, non dimentichiamo, ha subito una forte battuta d’arresto in questi ultimi mesi”.