In aumento gli incidenti sul posto di lavoro. I dati (ancora provvisori) del 2017, infatti, evidenziano un incremento dell’1,1% sia a livello nazionale sia regionale. Anzi, la nostra regione detiene il tasso di mortalità più elevato rispetto al resto del Paese, con ben 23 decessi ogni 10 mila infortuni nel 2016 a fronte di 18 in Italia. E’ la provincia di Rieti a guidare la triste classifica, seguita a distanza dalla Capitale. Più positiva, invece, la situazione nel viterbese dove si registra un calo degli incidenti mortali. Dati questi che rappresentano un’inversione di rotta rispetto alla contrazione che era stata registrata nel periodo 2012-2015 e che non tengono conto degli infortuni dei tantissimi lavoratori in nero. “Lavoratori sconosciuti alle cronache che spesso perdono la vita per un’impalcatura montata male, per un casco mancante e che nessuno potrà mai riconoscere – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Alberto Civica – tragedie che si aggiungono a tragedie nel silenzio più totale. Basta alzare gli occhi sui tetti di Roma per vedere gente appesa nel nulla, senza alcuna protezione e sotto lo sguardo indifferente dei passanti”.
Sono stati 45.480 gli infortuni sul lavoro denunciati nel Lazio nel 2016 (la maggior parte dei quali nella Capitale) e rappresentano il 7,1% del totale nazionale, pari a 641.544 mila unità. Di questi il 35% riguarda le donne. Ben 104 sono stati quelli con esito mortale nel Lazio e 1.130 in Italia. Dopo la contrazione registrata nel periodo 2012-2015, in entrambi i territori si segnala un’inversione di rotta, registrandosi nel 2016 un incremento del numero di infortuni rispetto all’anno precedente, pari al +0,8% nel Lazio (+354 unità in valori assoluti) e al +0,7% in Italia (+4.345 unità). Attraverso i dati provvisori inoltre è inoltre possibile effettuare una prima stima della dinamica delle denunce per infortuni sul lavoro nell’ultimo anno, dove emerge come tra il 2016 e il 2017 gli infortuni nel Lazio continuino a evidenziare un trend di crescita (+0,3%), a fronte di un leggero miglioramento in Italia, dove le denunce per infortuni nello stesso periodo subiscono un decremento dello 0,2%.
“Una situazione che necessita di interventi urgenti – commenta Civica – non si può morire di lavoro. È necessario che le istituzioni facciano la loro parte e si agisca in sinergia, Regione, Campidoglio, sindacati, parti datoriali, per fermare questa strage silenziosa che continua a mietere vittime tra i lavoratori. E non parliamo solo di edili o di metalmeccanici, come comunemente si crede, ma anche del terziario su cui si regge l’economia di questa regione e che rappresenta il settore con il maggior numero di infortuni”. Quasi tutti gli infortuni accaduti nella nostra regione, infatti, si concentrano nel terziario che nel 2016 conta ben oltre 22 mila denunce. Seguono i lavoratori dell’industria (8.559 denunce) e della pubblica amministrazione (7.920). Minori le quote di agricoltura e artigianato, anche se quest’ultimo rappresenta il settore dove tra il 2015 e il 2016 si è registrato il maggiore incremento di infortuni (+4,2%), seguito da quello dei servizi con un aumento del 2,8% degli incidenti, molti dei quali mortali.
Relativamente alle modalità, tra i diversi tipi di infortuni, l’Inail considera non solo quelli che avvengono sul posto di lavoro, ma anche quelli “in itinere”, ovvero gli infortuni accaduti durante il percorso casa – lavoro e viceversa. Infortuni che nel 2016 sono stati 10.896, ovvero circa il 24% del totale, con un aumento del 3,4% (+4,1% quelli senza mezzo di trasporto e +3,1% quelli che prevedono il coinvolgimento di un mezzo). “Denunce che ci auguriamo non siano escamotage per celare decessi avvenuti in realtà sul campo – commenta Civica – Anche per questo sarebbe opportuno intensificare le ispezioni sui luoghi di lavoro e verificare non solo le condizioni dei lavoratori ma anche delle strutture in cui operano, non sempre realmente idonee”.
Ampliando il periodo considerato fino al 2012, si nota come l’andamento degli infortuni sia sostanzialmente stabile (con piccoli incrementi percentuali negli ultimi due anni) mentre crescono in maniera esponenziale le malattie professionali che tra il 2012 e il 2017 aumentano nel Lazio del 93,8%, contro un incremento nazionale del 25,6%. Stando alle denunce presentate all’Inail, la crescita delle denunce di malattie professionali è dovuta anche all’aggiornamento delle tabelle per il riconoscimento. Infatti, l’ampliamento in tabella di casistiche come quelle muscoloscheletriche ha favorito la crescita del numero di denunce per il riconoscimento di un indennizzo da parte del lavoratore. Il Lazio è la regione che registra gli incrementi più marcati sul territorio nazionale.