Il segretario generale Pierpaolo Bombardieri

Il segretario generale Pierpaolo Bombardieri

E’ di 136 mila euro il compenso medio dei vertici delle 12 aziende regionali. Valore compreso tra il compenso massimo di 180 mila euro per l’Ad di Lait Spa a quello minimo di 118 mila per l’Ad di Lazio service Spa, mentre di poco inferiore risulta quello di dirigenti e direttori (118 mila). Per un costo complessivo, relativamente alla sola dirigenza delle società in house, pari a oltre 11 milioni di euro. E un passivo totale di oltre 30 milioni di euro, derivati soprattutto dalle perdite di Cotral Spa e di Astral Spa. Questi i dati elaborati e analizzati dalla Uil di Roma e del Lazio, in collaborazione con l’Eures, nell’ambito di “Uil, operazione trasparenza”, la campagna promossa dal sindacato confederale, all’interno dell’Osservatorio sui costi della politica, per monitorare costi e sprechi delle holding capitoline e regionali. Delle dodici società “in house” o “in house providing” della Regione Lazio, soltanto 3 hanno registrato un livello di trasparenza “elevato” pubblicando sul sito l’87,5% delle informazioni (compensi e curriculum di amministratori e dirigenti, informazioni su incarichi e consulenze e i dati relativi al Bilancio); 4 presentano un indice di trasparenza medio (pubblicando il 60% delle informazioni) e 5 un indice di trasparenza basso o assente.

La maglia nera spetta a San.im e Autostrade del Lazio Spa, che raggiungono appena il 12,5% di informazioni relativamente alla trasparenza prevista per legge. “Da tempo ci stiamo battendo per una totale trasparenza delle società pubbliche – commenta il segretario generale della Uil di Roma e del Lazio, Pierpaolo Bombardieri – ottenendo anche qualche risultato di recente. Ma la trasparenza non può essere parziale o riguardare soltanto alcune aziende. E soprattutto non sono più accettabili gli stipendi da Rockefeller che i nostri dirigenti continuano a percepire. Tagliare gli sprechi significa anche decurtare drasticamente queste retribuzioni. Cosa che permetterebbe ad esempio di evitare l’aumento dell’Irpef, almeno per le fasce di reddito medio- basse, come stiamo chiedendo da mesi al presidente Zingaretti”.  Soltanto il 22,4% della classe dirigente delle società in house della Regione è donna. Percentuale che scende all’11,4% tra gli organismi di vigilanza e consiglieri ed è totalmente assente tra gli amministratori delegati. In totale quindi la quota rosa raggiunge appena il 14%. “Altro neo da correggere – continua Bombardieri – non si può parlare di politica progressista e “tagliare” fuori le donne dai ruoli apicali. Svecchiare significa rinnovare completamente la nostra classe manageriale, riconoscere alle donne la competenza e la professionalità che generalmente le caratterizza. Ma anche cacciare senza esitazioni dirigenti corrotti e/o indagati, fare posto ai giovani”. L’età media dei dirigenti delle società regionali, infatti, è pari a 56 anni (che scende a 51 tra i consiglieri e gli organismi di vigilanza e a 55 anni tra i dirigenti).