Esuberi per gli 80 dipendenti della B.E Solution di Pomezia che dal 1 gennaio 2019 perderanno il proprio posto di lavoro. L’azienda che svolge attività di back office per clienti della portata di Enel ha comunicato ai lavoratori l’impossibilità di proseguire l’attività nel sito pontino e l’impossibilità anche di ricollocare i dipendenti presso le altre sedi di Roma e Spoleto. Ciò significa altri ottanta licenziamenti, che si vanno ad aggiungere alla lunga lista degli ultimi mesi. Nel caso della BE Solution si tratta soprattutto di donne tra i 40 e i 50 anni, “che difficilmente riusciranno a trovare un nuovo impiego”, commenta il segretario generale della Uilm Roma, Fabrizio Fiorito. “La maggior parte delle dipendenti ha famiglia e figli minori a carico – continua Fiorito – e non può certo permettersi di perdere il lavoro che, tra l’altro, in molti casi rappresenta l’unica fonte di reddito dell’intero nucleo famigliare”.
Ma c’è di più. L’azienda ha dichiarato che non intende chiedere ulteriori ammortizzatori sociali. “E così al danno si aggiunge la beffa”, continua la Uilm che insieme alle altre organizzazioni sindacali si sta attivando per richiedere un tavolo con il Mise e con la Regione Lazio, coinvolgendo anche la stessa Enel.
Nel frattempo, i lavoratori insieme ai sindacati stanno avviando una serie di azioni di protesta a sostegno dei propri diritti e della propria dignità. “Perché è una lesione della dignità individuale e collettiva abbandonare un lavoratore al proprio destino, privandolo improvvisamente del proprio stipendio – commenta il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica – siamo davvero stanchi di snocciolare oramai quotidianamente bollettini di guerra che vedono i lavoratori come pedine da spostare e accantonare a piacimento. Soltanto negli ultimi tre mesi abbiamo denunciato almeno dieci crisi aziendali con conseguenti licenziamenti che andranno a colpire 4-5000 persone. Un numero enorme che è destinato ad aumentare, se non si agisce immediatamente. E per farlo è necessario che Comune, Regione e Governo trovino dei punti comuni per arrivare a una soluzione condivisa”.