I sindacati di Roma si dicono estremamente preoccupati per gli effetti dovuti al trascinarsi della pandemia da Covid-19 e all’aumento congiunturale dei costi alimentari, degli affitti, dei mutui e dei costi energetici sui redditi dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e dei giovani precari, e per questo i segretari generali di Cgil di Roma e del Lazio, Cisl Roma Capitale Rieti e Uil del Lazio, Michele Azzola, Carlo Costantini e Alberto Civica hanno inviato una lettera al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per chiedere un incontro urgente. “A luglio 2022 – si legge nella nota dei sindacalisti – i redditi medi di quadri, impiegati, operai e pensionati di Roma, calcolati sulla base annuale della variazione, risultavano ridotti nella capacità di acquisto per valori economici che oscillano tra 1.200 e 2.500 euro. La crisi impatta pesantemente non solo sulle imprese ma anche su individui e famiglie. I nostri uffici territoriali di assistenza fiscale, vertenziale e sociale su Roma – si legge ancora – ci segnalano la crescita costante del perimetro del disagio economico e sociale soprattutto in alcune specifiche aree del territorio comunale”.

“La crescita dei costi energetici e dell’inflazione sta colpendo i prezzi di beni alimentari e di primo consumo riducendo sensibilmente la capacità di spesa aggiuntiva dei redditi sotto i 40mila euro annui. Una quota sempre maggiore dei redditi — scrivono ancora i sindacalisti – è infatti assorbita dalle spese fisse in larga parte incomprimibili (mutui, affitti, bollette, spese sanitarie e scolastiche, carburanti) mentre la riduzione reale del valore di salari e stipendi tende a collocarsi ben oltre il pur alto valore dell’inflazione. Vi sono poi situazioni, individuali e famigliari, che aldilà del reddito, presentano specifiche difficoltà rispetto ai costi energetici, difficoltà dovute a condizioni estreme di carattere sanitario o di welfare su cui è necessario intervenire con tempestive soluzioni di sostegno economico analogamente a quanto avvenuto a livello regionale per i residenti in case Ater. In particolare, all’interno di una difficoltà generale, sembrano emergere con grande nettezza le difficoltà delle famiglie caratterizzate da redditi provenienti da attività lavorative precarie e delle famiglie che gestiscono al loro interno la presenza di soggetti fragili”.

“La crescita delle spese fisse, che tende a ridurre sensibilmente la capacità di consumo aggiuntivo di persone e famiglie, – sottolineano – inciderà pesantemente sulla nostra struttura commerciale e artigianale già in difficoltà per la crescita dei costi energetici. Questa tendenza rischierà quindi di determinare, analogamente a quanto avvenuto con il Covid-19, una pesante riduzione dell’occupazione e delle attività imprenditoriali in quei settori che troppo spesso restano statisticamente irrilevanti ma che incidono gravemente sulla fascia più debole economicamente e con meno diritti della popolazione lavorativa della città. Le nostre Rsu/Rsa sui posti di lavoro, in particolare di micro e piccole imprese dell’artigianato industriale e commerciale, infatti, ci trasmettono le crescenti difficoltà delle aziende a sostenere la crescita dei costi energetici e delle materie prime con inevitabili conseguenze sui livelli occupazionali. Ricordiamo a tal propositoi l’aumento della  Naspi su Roma che tra Aprile e Agosto 2022 ha visto una crescita di circa 16mila unità”.

“La piramide della distribuzione del reddito nella città, inoltre, – proseguono – ci mostra che interi municipi si collocano ben al di sotto del reddito medio cittadino di circa 29mila euro con un valore medio per contribuente che si attesta sotto i 22mila euro lordi all’anno e con municipi come il VI dove il reddito scende addirittura ai 18mila euro lordi all’anno. A questi fenomeni va sommato l’effetto dell’inflazione: più l’inflazione cresce, più i salari e gli stipendi reali diminuiscono. Mille euro di stipendio rispetto a un anno fa comprano l’8,9 per cento di merci in meno. Chi era di poco sopra alla soglia di povertà va ad allargare la fascia delle persone con un reddito inadeguato ai bisogni essenziali. A tal proposito va sottolineato che nel periodo 2019/2022 i redditi medi di quadri, impiegati e operai dell’area romana hanno già subito una riduzione reale del potere di acquisto che oscilla tra 1900 ed i 3300 euro anno e a ciò si aggiunga che lo spread tra Btp italiani e Tedeschi a 10 anni è aumentato in circa 18 mesi di 140 punti base (dato Settembre 2022) determinando un aumento del fabbisogno statale di circa 4 miliardi e una svalutazione delle riserve obbligazionarie delle banche in titoli italiani che andrà certamente a incidere sull’aumento dei mutui e dei prestiti erogati a cittadini e imprese”.

I trend economici in corso “continueranno, secondo molti analisti, per molti mesi ancora, ampliando le difficoltà economiche e sociali di una larga parte della popolazione romana. Le nostre organizzazioni sono molto preoccupate per la tenuta sociale della città. Le istituzionali territoriali, a tutti i livelli, devono adoperarsi a ricercare soluzioni che possano aiutare le famiglie e i soggetti in maggiore difficoltà, evitando la crescita delle emergenti tensioni sociali. Nella consapevolezza che la dimensione dei temi citati possa trovare soluzioni strutturali solo a livello internazionale e nazionale – concludono i segretari generali – riteniamo tuttavia necessario, al fine di limitare i rischi di un pericoloso e repentino avvitamento della crisi sul territorio regionale, valutare con grande attenzione ogni possibilità di intervento da parte del Comune di Roma a sostegno dei redditi di individui e famiglie e delle aziende che, seppur aggredite dalla crisi energetica, tutelano i livelli occupazionali e avviano processi di riconversione energetica verso fonti rinnovabili”.